25 Febbraio 1994 – 25 Febbraio 2004.

Sono passati dieci anni dal gelido risveglio di quella mattina invernale in cui venimmo a sapere che Carlo non c’era più. “Ma non c’è spazio per il dolore”, ha detto Nino, il papà, alla commemorazione organizzata appunto in occasione di questa ricorrenza. “Non c’è dolore, perché con Carlo non era possibile essere tristi”: il suo sorriso – quello di Barbara – era così contagioso e coinvolgente, la sua gioia e fame di vivere così intense, il suo sguardo dagli occhi grandi così luminoso, che tutti non possono che pensare a lui con allegria. E appunto improntata alla gioia del ricordo di una persona straordinaria è stato l’incontro organizzato dalla nostra classe per l’occasione. La III A maturatasi nel 1996 (e insignita come intera classe, caso unico, con il premio Campus) ha voluto anzitutto rivedere l’ulivo piantato con l’aiuto decisivo di Nunzio in memoria di Carlo subito dopo la sua morte. E sono intervenuti praticamente tutti i suoi professori: quelli ancora al Socrate, come la Prof.ssa Susanna, la Prof.ssa Coppola, la Prof. Caputo e, nonostante problemi che ne rendevano difficile la presenza, la Prof.ssa Tommaso; ma anche quelli in pensione, come la Prof.ssa Aloisi, e quelli ormai lontani da anni dal Socrate, come la Prof.ssa Pica. E non sono voluti assolutamente mancare Bruno Sechi e Nunzio stesso. Ci siamo poi raccolti nella sala audiovisivi (la sala, appunto “Carlo Bavaresco”) ad ascoltare il Preside e le parole del Prof. Castellani, che ha rievocato lo studente modello e il ragazzo vivacissimo e dall’intelligenza penetrante, nonché la particolarità della classe stessa e del suo ambiente.
Poi è stata letta una lettera di Alessandro Gentile, dalla Spagna, che come al solito ha saputo mirabilmente sintetizzare ed esprimere i nostri sentimenti nella forma a lui usuale e che qualcuno ha voluto scherzosamente definire “post-moderna”. Sandro ha ricordato l’amico e i momenti di ogni giorno condivisi assieme con parole che hanno unito tutti in una sintesi mirabile di occhi lucidi, sorrisi e fragorose risate. La voce di Carlo è risuonata per qualche momento grazie a queste pennellate:


Da una Madrid fredda e zuppa di movida, alcool e pioggia, un pensiero e un saluto per la "3ª A"(ginnasiale e liceale) e per il nostro Carlo.
Per prima cosa sia chiaro che le riflessioni commemorative mi appesantiscono, i silenzi dove i pensieri si fanno assordanti mi spaventano e in queste occasioni preferirei condividere elettricitá positive, allegre, coinvolgenti ed ubriacanti... lo farei per me, per il mio modo di vedere le cose, lo rifarei nell'incontrare tutta la sfilza di dottori edottorini che hanno riempito la classe di titoli piú omeno altisonanti, sogni, progetti, matrimoni (aaaaaaaaaaaaaah!), convivenze, clandestinitá e"apollo jùvá" !Nel riincontrarci sono sicuro che non mancheremmo soprattutto di rivedere il Carlo che é in noi. Anche questa volta come per feste, gite e ricreazioni Carlo ci riunisce in un momento di condivisione e allegra serenitá, spero... é un giorno significativo solo sull'agenda, un'occasione per ritrovarci certo (chi mai avrebbe mosso un dito per ribeccasse tutti intorno al nostro ulivo?) ma poi, alla fine, é uno di quei giorni che riviviamo spesso quando pensiamo al liceo, alla nostra piú o meno conflittiva compagnia e al nostro compagno occhialuto e sorridente.
Carlo mi annichiliva al computer in qualsiasi gioco giocassimo... Comunque uscivo dalla sua stanza sempre umiliato! Mi divertiva quando prendavamo di mira qualcuno della classe per caricature e intermezzi buffoneschi... mi copriva quando dicevo cazzate o ridevo per le cazzate che il Pallini diceva dietro il mio banco, solo il caramba-Castellani poteva sgamarci a me e Carlo dal momento che Checco Tommasi manteneva una postura impeccabil e mi disvelava l'intrigante mondo dei sottintesi delle versioni di latino e greco, ed io, imbecille, avevo tradotto tutt'altro e Giovanni, invece di starmi vicino, mi guardava con pietá.
Con Carlo ho compartito l'odio per Svetonio(limortacc..!) il mio orgoglioso tre+ di Plutarco(almeno la prof. Caputo mi ha dato una speranza con quel "+"...) e la curiositá per cose nuove.
Ho molti ricordi, infiniti, recenti, vivi. Ho Paestum e Cuma e il puzzo di zolfo che ci straniva a me e Carlo, i pomeriggi-fiume alla montagnola e le telefonate continue e quotidiane. Cito una misera parte degli innumerevoli episodi scolastici e non, li cito in ordine sparso, ognuno con un suo significato che puó risultare chiaro solo nell'insieme di tasselli che hanno fatto di me un mosaico tuttavia ancora incompleto, un pó storto (???) e testaccinamente verace. Nella nostra crescita (vera o presunta tale) i genitori di Carlo sono stati i nostri compagni di classe aggiunti. Presenti e sempre con una serenitá annichilente per le nostre frivole debolezze quotidiane.
I miei pensieri sono vaghi ma sinceri. La presenza di Carlo é una costante nella rabbia e nella sensibilitá che ho maturato. Temo solo di non aver dato-trasmesso quello che potevo fino in fondo. Peró sono davvero contento di non aver fatto niente perché fosse dovuto o, in un certo senso, necessario, ma solo perché lo sentivo e pensavo che allora era la maniera migliore per vivere il liceo, vivere Carlo evivere il Socrate. Continuo quindi ad avere la grande fortuna di parlare di un amico caro, indimenticato ed indimenticabile, la cui presenza nella mia vita si é trasformata in ricordo, esempio e motivo di gioia. Non ho la pretesa di sintetizzare le sensazioni degli altri compagnucci della "A", ognuno ha il suo "Carlo"dentro. L'augurio é quello di riincontrarsi e di riscoprire e testimoniare le cose e le persone che condividiamo, magari a Roma, magari intorno ad un piatto di bruschette al pomodoro con l'olio del nostro ulivo, magari per festeggiare con Nino un altro scudetto della Roma...magari per l'ennesima rivincita al computer, per vedere foto e per ricoccolare il procione di pelucheche gelosamente custodisco senza un briciolo di polvere nella mia stanza, per sentirmi a casa in qualunque momento senta parlare della nostra sezione "A". Effetti tangibili di una amicizia eterna.
Alessandro

Romina Pellegrini ha poi lasciato a Nino e Barbara, così come a tutti noi, questi bei versi, pensati anche in riferimento al nostro ulivo:

Esistono persone nelle nostre vite
che ci rendono felici per il semplice fatto di avere
incrociato il nostro cammino.

Queste persone sono i nostri amici.

Ciascuna foglia di un albero può rappresentare uno
dei nostri amici
con i quali dividiamo il nostro spazio affinché
possano fiorire con noi.

Essi collocano un sorriso nel nostro viso per tutto il
tempo che stiamo con loro.

Il tempo passa, l'estate se ne va,
l'autunno si avvicina e perdiamo alcune delle nostre
foglie,
alcune nascono l'estate dopo, e altre permangono per
molte stagioni.

Ma quello che ci lascia felici
è che le foglie che sono cadute continuano a vivere
con noi,
alimentando le nostre radici con allegria.
Sono ricordi di momenti meravigliosi di quando
incrociarono il nostro cammino

Ti auguro, foglia del mio albero, pace amore fortuna e
prosperità.

Oggi e sempre.

Semplicemente perché ogni persona che passa nella
nostra vita è unica.

Sempre lascia un poco di se e prende un poco di noi.

Ci saranno quelli
che prendono molto,
ma non ci sarà chi non lascia niente.

Questa è la maggior responsabilità della nostra vita
e la prova evidente che
due anime non si incontrano per caso.

classe

Il direttivo dell’Associazione ex-alunni – rappresentato già il 25 da Maria Cristina Pansarella e Daniele Iafrate –, ha poi consegnato il 27 Febbraio per mano della Presidente Rosalinda Bianchi a Barbara e Nino la tessera per Carlo quale membro onorario dell’Associazione stessa.

FlavioTutti quelli che hanno conosciuto Carlo e suo fratello Flavio, altro ragazzo che definire eccezionale è poco, studente del Primo Levi e anche scomparso prematuramente a causa della distrofia muscolare, non potranno dimenticarli mai. Il loro abbraccio dal Cielo ci accompagnerà sempre.